«Entrano settantacinque persone, dodici delle quali presto dovranno decidere
cosa sarà della mia vita. Sono individui comuni, niente di speciale. Potreste
saltare a piedi pari le convocazioni, i questionari, e prendere le prime
settantacinque persone che passano per la strada. Ernestine ne chiama sedici, li
fa sedere nel palco della giuria, dice agli altri di prendere posto nelle prime
quattro file di panche dalla parte del tavolo dell'accusa, che gli uscieri hanno
sgombrato dagli spettatori nonostante i loro borbottii di protesta, mandandoli
ad aspettare nel corridoio. Larren incomincia a spiegare. Probabilmente ha visto
scegliere mille giurie, nella sua carriera. Stabilisce con loro un rapporto
immediato: un negro imponente, di bell'aspetto, dall'aria spiritosa e sveglia.
Anche i bian-chi reagiscono favorevolmente e pensano: i negri dovrebbero essere
tutti come lui. In un processo, è difficile che il vantaggio accordato da Larren
alla difesa sia più grande che in questa occasione. È abilissimo nel tenere
fervorini alle giurie, nell'intuire le motivazioni nascoste, ed è fedele fino in
fondo all'anima alle nozioni di base. L'imputato dev'essere presunto innocente.
Innocente. Mentre state lì seduti, dovete pensare che il signor Sabich non ha
commesso il reato di cui è accusato.«Mi scusi, signore. Lei, in prima fila, come
si chiama?»«Mahalovich.»«Signor Mahalovich. Il signor Sabich ha commesso il
reato di cui è imputato?»Mahalovich, un uomo tozzo di mezza età, con il giornale
piegato sulle ginocchia, alza le spalle.«Non saprei, giudice.»«Signor
Mahalovich, lei può andare. Signore e signori, permettenti di ripetervi che cosa
dovete presumere. Il signor Sabich è innocente. Io sono il giudice e vi dico:
Presumete che sia innocente. Quando siete lì seduti, voglio che lo guardiate e
diciate a voi stessi: Quell'uomo è innocente.»Continua su questa vena; spiega
che è compito dello stato provare la colpevolezza al di là di ogni ragionevole
dubbio e che l'imputato ha il diritto di tacere. Si rivolge a una signora esile
dai capelli grigi che indossa uno chemisier e siede nel posto accanto a quello
dove stava Mahalovich.«Ora, signora, lei non pensa che un innocente dovrebbe
alzarsi e dire che non ha commesso il reato di cui è imputato?»La signora è
incerta. Ha visto cos'è successo a Mahalovich. Ma a un giudice non si mente. Si
tocca il colletto prima di parlare.«Direi di sì» risponde.«Naturalmente. E deve
presumere che il signor Sabich pensi la stessa cosa, poiché noi presumiamo
che sia innocente. Però non è tenuto a farlo. Perché la Costituzione degli Stati
Uniti afferma che non vi è obbligato. E ciò significa che, se voi siete
giurati in questo caso, avete promesso di scacciare tale pensiero dalla vostra
mente. Infatti il signor Sabich e il suo avvocato, il signor Stern, possono
decidere di avvalersi di questo dirittocostituzionale. Coloro che scrissero la
Costituzione dissero: Dio la benedica, signore, Dio la benedica, signor Sabich,
lei non è obbligato a dare spiegazioni. Tocca allo stato provare la sua
colpevolezza. Non dovrà dire niente, se non vuole. E il signor Sabich non potrà
ricevere veramente quella benedizione se qualcuno di voi si mette in testa che
dovrebbe dare spiegazioni comunque.»
Brano preso da "Presunto Innocente" di Scott Turrow (che poi si scopra che il giudice Larren prendeva tangenti per aggiustare qualche verdetto, non fa alcuna differenza. Il concetto della presunzione di innocenza ci piace così!).
125 commenti:
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